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Le autorità italiane hanno, con lo scudo, installato telecamere alle frontiere. Secondo alcune segnalazioni in Ticino, avrebbero inviato agenti di polizia per presunte indagini in Svizzera. Che cosa ne pensa?
Queste misure sono inaccettabili e non contribuiscono allo sviluppo di buone relazioni tra i nostri due paesi. Sono metodi di uno stato di sorveglianza. Viviamo in un continente libero. Noi abbiamo fiducia nei nostri cittadini. Non presupponiamo a priori che i nostri cittadini siano dei truffatori. I cittadini svizzeri hanno inoltre un'elevata moralità fiscale, dovuta anche al fatto che possono decidere in maniera democratica in merito all'utilizzo delle imposte pagate.
In Ticino si chiedono misure contro l'Italia, come la sospensione dei ristorni ai comuni per i frontalieri, o maggiori controlli doganali. Qual è la sua posizione?
Capisco la pressione alla quale è sottoposto il canton Ticino e le sue reazioni. Il consiglio federale e io sosteniamo il cantone nelle difficoltà che incontra. Noi vogliamo innanzitutto dialogare con i nostri vicini, trovare soluzioni che possano soddisfare tutti e non nuocere a nessuno. La Svizzera ha legami molto stretti e buone relazioni con l'Italia. Si tratta di rafforzarli ulteriormente. Desidero evitare un confronto tra i nostri due paesi se questo non è necessario.